Disturbo ossessivo compulsivoPsicoterapia a Verona

La caratteristica principale di questo disturbo è la presenza di ossessioni e/o compulsioni. Le ossessioni sono pensieri (es. di contaminazione), impulsi (es. accoltellare qualcuno) o immagini (es. scene raccapriccianti) ricorrenti e persistenti che insorgono improvvisamente nella mente del soggetto e che vengono percepiti come indesiderati, intrusivi e spiacevoli; le compulsioni o rituali sono, invece, atti mentali (es. contare, pregare, ripetere parole mentalmente) o comportamentali ripetitivi (es. controllare, pulire, ordinare...) messi in atto in risposta ad un’ossessione secondo regole precise, allo scopo di neutralizzare e/o prevenire un disagio o una situazione temuta. La maggior parte delle persone che soffre di DOC ha sia ossessioni che compulsioni, a differenza delle personalità ossessive, caratterizzate da un pattern rigido e disadattivo di eccessivo perfezionismo e controllo. Il DOC può esordire nell’infanzia, nell’adolescenza o nella prima età adulta. In molti casi i primi sintomi si manifestano molto precocemente, nella maggior parte dei casi prima dei 25 anni.

ossessivo-compulsivo Trattamento Disturbo ossessivo compulsivo a Verona | Psicologa Agnese Sellaro

ossessivo-compulsivo-01 Trattamento Disturbo ossessivo compulsivo a Verona | Psicologa Agnese Sellaro

Il DOC tende a cronicizzare, spesso si presenta a fasi alterne di peggioramento e miglioramento, arrivando ad invalidare la persona colpita, compromettendone il funzionamento sociale, lavorativo e personale. In un’ottica gestaltica, il sintomo ossessivo-compulsivo viene considerato come un adattamento creativo in grado di proteggere il paziente da sofferenze più gravi, in una situazione in cui lo sfondo sensoriale corporeo è intrinseco di terrore. Il mondo è terrificante, una minaccia continua, la tragedia e la catastrofe sono incombenti e le compulsioni sono gli antidoti che scongiurano temporaneamente il peggio. Lo sfondo emotivo di chi soffre di ossessioni, come sostiene Gianni Francesetti, è il terrore e in questo terrore il paziente è solo. Nello sfondo della sofferenza ossessiva vi è un’esperienza di solitudine, un’esposizione al terrore senza sufficiente contenimento relazionale. Chi soffre di ossessioni non conosce il potere calmante dell’abbraccio, della vicinanza corporea, del conforto relazionale, piuttosto cerca sollievo nel distanziarsi dall’Altro. L’atteggiamento terapeutico più utile con il paziente che soffre di DOC è quello di essere presente alle assenze che nel campo si attualizzano e di cogliere il proprio contributo alla sua co-creazione, modulando la propria presenza. Il supporto farmacologico va sempre preso in considerazione per questo disturbo, in quanto può ridurre significativamente la sofferenza del paziente.