DepressionePsicoterapia a Verona

Il disturbo depressivo è un disturbo molto diffuso. Gli studi ci dicono che circa 1 persona su 15 nei paesi occidentali sviluppa almeno una volta nella vita un episodio depressivo. Può manifestarsi ad ogni età, ma più spesso durante l’adolescenza e tra i 20 e i 30 anni. Vi è una prevalenza nella popolazione femminile. Diversamente dalle normali fluttuazioni dell'umore e dalle risposte emotive di breve durata relative alle sfide della vita quotidiana, la depressione, variabile nella sua intensità, tende a permanere nel tempo spesso indipendentemente dal contesto, causa gravi sofferenze e limitazioni alla persona su diversi piani come il lavoro, le relazioni sociali, personali, lavorative, le abilità cognitive e, nel peggiore dei casi, può portare al suicidio. In linea generale gli aspetti tipici di questo disturbo sono l’umore deflesso (tristezza profonda) e la perdita di interesse verso le normali attività quotidiane.

depressione Cura Depressione Verona | Psicologa Agnese Sellaro

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I sintomi principali della depressione sono:

  • Umore depresso (es. sentirsi triste, vuoto, senza speranza)
  • Perdita di interesse e piacere nel fare qualsiasi cosa
  • Significativa perdita di peso o aumento di peso
  • Insonnia o ipersonnia
  • Agitazione psicomotoria o rallentamento psicomotorio
  • Stanchezza cronica e perdita delle energie
  • Sentimenti di autosvalutazione o sensi di colpa eccessivi o inappropriati
  • Difficoltà nel pensare e restare concentrati, oppure patologica indecisione
  • Ricorrenti pensieri di morte, ricorrenti ideazioni suicidarie oppure tentativi di suicidio

La cura della depressione prevede interventi farmacologici e non farmacologici integrati. La ricerca ha infatti dimostrato che, nella maggioranza dei casi, il trattamento farmacologico unito a quello psicoterapeutico favorisce i migliori risultati clinici. La Gestalt Therapy legge la depressione come una diminuzione dell’energia verso il contatto, una reazione comportamentale legata all’interruzione di un viaggio che inizia con l’altro e mira alla pienezza di un incontro.


La depressione, quindi, si presenta come la reazione corporeo-relazionale del soggetto (del bambino) nel momento in cui si interrompe una ‘danza a due’ prima ancora che si compia il contatto atteso con l’altro. Prima di raggiungere la meta di una maggiore vicinanza con l’altro (motivo per cui si è intrapreso il cammino), il soggetto si accorge che quell’altro non c’è più.  La scomparsa dell’altro, per lui improvvisa e inspiegabile, provoca un collasso nella relazionalità e nella sua corporeità: l’energia non sostenuta dalla presenza della figura genitoriale si spegne, lascia il corpo e perde l’interesse per qualsiasi cosa. Ci si era messi in viaggio sentendo il proprio corpo e quello dell’altro aperti e protesi l’uno verso l’altro e, ad un tratto, il corpo dell’altro scompare, si ritira.  Gianni Francesetti e Michela Gecele nel loro libro “L’altro irraggiungibile” individuano nell’irraggiungibilità il tratto caratteristico dell’esperienza depressiva, un’irraggiungibilità che si insedia nel campo relazionale, soffocando la spinta vitale dell’intenzionalità di contatto, portando a uno scacco, a una sorta di gelo, di morte. Il terapeuta si farà condurre dalla parola dell’altro là dove la parola conduce, come scrive Galimberti in prefazione. Se poi, invece della parola, c’è il silenzio dell’altro, allora si farà guidare da quel silenzio. Nel luogo indicato da quel silenzio è dato reperire, per chi ha uno sguardo forte e osa guardare in faccia il dolore, la verità avvertita dal nostro cuore e sepolta dalle nostre parole.

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