Disturbo bipolarePsicoterapia a Verona

Il disturbo bipolare è una patologia psichiatrica complessa con un andamento cronico. Si caratterizza per oscillazioni estreme tra umore elevato, espanso o irritabile (mania o ipomania) e stati depressivi. Queste fluttuazioni possono essere molto debilitanti e influenzare negativamente la vita personale, sociale e lavorativa della persona. Secondo il DSM-5 per definire un episodio maniacale sono necessari almeno tre dei seguenti sintomi per almeno una settimana, per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni: senso di grandiosità, diminuito bisogno di dormire, logorrea, pensiero accelerato o fuga delle idee, alta distraibilità, sensibile aumento dell’attività finalizzata (sociale, lavorativa, scolastica o sessuale) o non finalizzata (agitazione psicomotoria), eccesso di attività potenzialmente rischiose (spese folli, investimenti rischiosi, attività sessuali a rischio, etc.). Le fasi depressive del disturbo bipolare sono sovrapponibili agli episodi depressivi maggiori e possono manifestarsi attraverso almeno 5 dei seguenti sintomi, presenti per due settimane: Sensazione di tristezza, di vuoto, di essere senza speranza; riduzione di interesse o piacere per le attività quotidiane; difficoltà nel sonno (dormire troppo o troppo poco); diminuzione o aumento dell’appetito; agitazione o rallentamento psicomotorio; difficoltà a concentrarsi o indecisione; sentirsi stanchi o rallentati; sentimenti di autosvalutazione o di colpa; pensieri ricorrenti di morte.

bipolare Disturbo bipolare Verona | Psicologa Agnese Sellaro

bipolare-01 Disturbo bipolare Verona | Psicologa Agnese Sellaro

Tendenzialmente le fasi depressive hanno una durata maggiore, mentre le fasi maniacali o ipomaniacali durano meno (da una settimana a poco più di un mese). Il passaggio tra queste due fasi può essere relativamente lungo, consentendo al paziente un periodo di benessere (eutimia), oppure può essere repentino. In fasi di forte scompenso è necessario un ricovero ospedaliero, in quanto sia gli stati maniacali, ma soprattutto le fasi depressive tendono ad essere molto pesanti. Il disturbo bipolare può manifestarsi a qualsiasi età, ma l’età media dell’esordio è intorno ai 20 anni. Il trattamento del disturbo bipolare può includere una combinazione di terapia farmacologica che si concentra principalmente nel cercare di stabilizzare il tono dell’umore e trattare i sintomi (litio, neurolettici, antidepressivi), interventi sullo stile di vita di tipo psicoeducazionale e una buona psicoterapia che, tra l’altro, favorisce la compliance al trattamento farmacologico. Gianni Francesetti e Michela Gecele nel loro libro “L’altro irraggiungibile” sostengono che un’intenzionalità relazionale disturbata è comune alla depressione e alla mania: nella depressione non emerge abbastanza e nella mania non persiste abbastanza per dare una direzione, determinando uno slancio eccessivo, afinalistico.


Se nel contesto depressivo c’è assenza di energia senza direzione, in quello maniacale c’è un eccesso di energia senza direzione: lo slancio eccessivo può portare a una frantumazione dell’esperienza. Per evitare di sentire l’impossibilità della relazione, nella depressione estrema avviene il congelamento mortifero dell’intenzionalità relazionale, mentre nella sofferenza maniacale la “morte” e il congelamento vengono evitati “uccidendo” la relazione, che viene annullata come tale e moltiplicata in mille vuoti simulacri. È come se chi vive un’esperienza maniacale grave, estrema, portasse nel campo tutta l’energia che è mancata in ripetute esperienze di irraggiungibilità dell’altro, vissute in fase evolutiva. È come se mettesse l’energia anche per l’altro, per superare l’impossibilità, ma così facendo va oltre, in un eccesso di slancio, giungendo all’irruzione in una temporalità estranea all’esperienza umana. Verrebbe così persa la possibilità di un’esperienza condivisa, di uno spazio-tempo comune. Chi vive un’esperienza maniacale non si ferma nelle situazioni, nell’incontro. L’interlocutore non riesce ad incidere, a provocare una sosta. L’esperienza ne risulta frammentata. La distraibilità, la continua successione di stimoli che attraversa l’esperienza maniacale crea l’illusione di una velocità, che in realtà si annulla in un fisso, falso presente. Perché solo il sostare crea il presente e, con esso, il passato e il futuro.

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